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Inquadramento geologico-geomorfologico

L'isola di Pantelleria rappresenta la punta emergente di un complesso vulcanico di cui circa il 28% è emerso, mentre il restante 72% è situato sotto il livello del mare, fino ad una profondità di circa 1200 m. La nascita del vulcano è legata alla formazione di una vasta area distensiva nello Stretto di Sicilia con andamento NO-SE. Questo processo di distensione viene denominato "rifting", attivo sin dal Tardo Miocene ed accompagnato da una diffusa attività vulcanica concentrata principalmente nella zona NW dello Stretto di Sicilia.

Il materiale eruttato è costituito da vulcaniti basiche (basaniti, basalti a diverso grado di alcalinità - tholeiitici, tranizionali, - alcalini, e hawaiiti) ed acide (Na-trachiti e Na-rioliti o pantelleriti). Si tratta, pertanto, di tipologie di rocce estremamente differenti tra loro senza, o quasi, prodotti a chimismo intermedio. Questa è una delle motivazioni per cui l'isola di Pantelleria ha avuto, e continua ad avere un elevato interesse per i geologi, in particolare per i petrologi che tentano di stabilire se le due tipologie di rocce (basiche ed acide) siano tra loro correlate da processi di differenziazione e se questi processi coinvolgono uno solo o più tipi di magmi.

Pantelleria è a tutti gli effetti un complesso vulcanico attivo. L'ultimo episodio di attività eruttiva, un'eruzione sottomarina, si è verificata nel 1891 a 5 Km a NW rispetto al Porto di Pantelleria, dimostrando che l'attività vulcanica primaria è situata nella porzione sommersa del Complesso Vulcanico.

Il processo di formazione dell'Isola di Pantelleria può essere schematicamente suddiviso in tre periodi: da 320.000 a 180.000 anni fa; da 180.000 a 45.000 anni fa; da 45.000 a 7.000 fa. Quest'ultimo periodo è iniziato con la deposizione del "Tufo Verde" (circa 45.000 anni fa) ed è terminato con la colata del Khaggiár fuoriuscita dal centro eruttivo di Kúddia Randázzo, questa sarebbe l'ultima eruzione del settore emerso dell'Isola (circa 7000 anni fa).

Ad oggi, il vulcanismo nel settore emerso si manifesta con attività di tipo secondario come le fumarole e le sorgenti di acqua calda idrotermali, presenti un po' in tutta l'isola, ma ubicate prevalentemente in corrispondenza delle direttrici vulcano-tettoniche locali. Per questa ragione, Pantelleria può essere considerata un centro termale a cielo aperto. Sull'isola sono presenti numerosi fenomeni del cosiddetto vulcanesimo secondario: sorgenti geotermiche marine, saune naturali in grotta, fumarole, sorgenti geotermiche terrestri nel Lago di Venere.

L'Isola di Pantelleria è la porzione sommitale di un edificio vulcanico localizzato nella parte assiale del Rift del Canale di Sicilia, caratterizzato da rocce vulcaniche di composizione variabile da basalti debolmente alcalini a trachiti e rioliti ad affinità peralcalina (NEAVE et alii, 2012 e riferimenti citati). La sequenza stratigrafica generale delle rocce affioranti sull'Isola, alla scala 1:250.000, è suddivisibile in tre principali unità vulcaniche in base alle ricostruzioni stratigrafiche proposte da MAhOOD & hILDRETh (1986) e da CIVETTA et alii (1988):

  • a) vulcaniti pre-collasso calderico del Tufo Verde avvenuto circa 50 ka;
  • b) vulcaniti di età circa 50 ka-10 ka;
  • c) vulcaniti oloceniche.

I prodotti vulcanici più antichi di Pantelleria affiorano in maniera molto limitata lungo la costa, dove la maggiore esposizione si ha fra P. della Polacca e P. Limarsi, e lungo i bordi calderici.

In particolare le vulcaniti più antiche datate hanno un'età di circa 324 ka (MAhOOD & hILDRETh, 1986). Complessivamente questi prodotti sono formati da una complessa successione costituita da colate laviche e depositi piroclastici di flusso e di caduta. Durante questa fase di sviluppo dell'isola si è formata, circa 114 ka fa (MAhOOD & hILDRETh, 1986), la caldera denominata La Vecchia. La gran parte dell'isola è, invece, formata dai prodotti eruttati a partire da circa 50 ka fa, cioè dall'eruzione pliniana del Tufo Verde (Primo ciclo di attività di CIVETTA et alii, 1984, 1988) che ha generato una complessa sequenza di depositi piroclastici di caduta, di flusso e di surge e il collasso calderico più recente (ORSI & ShERIDAN, 1984). La caldera legata all'eruzione del Tufo Verde è stata interessata da un fenomeno di risorgenza che ha generato il sollevamento del blocco di Montagna Grande (ORSI et alii, 1991). I prodotti vulcanici successivi al Tufo Verde sono stati generati fra il secondo e il quinto ciclo di attività da numerosi centri eruttivi (fig. 493) che hanno costituito una successione di depositi piroclastici pomicei di caduta, colate laviche e duomi che sono stati interessati da collassi laterali. I migliori esempi di duomi lavici sono M. Gelkhamar e M. Gelfiser. Complessivamente i centri eruttivi sono di modeste dimensioni e sono costituiti da coni di pomici, fra cui uno dei principali è quello di Cuddia di Mida, e vulcani a scudo come quello di Cuddia Mueggen. Infine, l'attività eruttiva olocenica è stata prodotta attraverso diversi centri eruttivi localizzati lungo i lati del blocco risorgente della caldera del Tufo Verde (Sesto ciclo di attività di CIVETTA et alii, 1984, 1988). L'attività di questi centri eruttivi è stata prevalentemente di tipo esplosivo con la formazione di depositi piroclastici pomicei di caduta e da attività effusiva che ha generato colate laviche.

Carta morfo-batimetrica del Canale di Sicilia
Carta morfo-batimetrica del Canale di Sicilia
(foto di internet.inogs.it)

(foto di Parco Nazionale Isola di Pantelleria)

(foto di Da Catalano et al., 2009)
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